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Articolo 9 della Costituzione

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Cittadinanza e costituzione

Insegnare cittadinanza e costituzione con il progetto Articolo 9 from Articolo9 on Vimeo.

Il "posto" della Costituzione nella scuola    (Luciano Corradiniprof. emerito nell'Università di Roma Tre)

Non molti ricordano che l’Assemblea Costituente approvò all’unanimità, l’11 dicembre 1947, con prolungati applausi, un fondamentale ordine del giorno, il cui primo firmatario è stato Aldo Moro, allora trentenne. Chiedeva «che la nuova Carta Costituzionale trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado, al fine di rendere consapevole la giovane generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano».

  • In sostanza si avvertiva che toccava all’educazione, e in particolare alla scuola, promuovere le condizioni per la comprensione, da parte dei cittadini presenti e futuri, della ratio della Carta, ossia del significato profondo del «patto» sottoscritto dai costituenti relativamente al riconoscimento e alla promozione dei diritti e dei doveri connessi con la dignità della persona, e alla conseguentetenuta dell’ordinamento democratico. Chi non ricorda o non conosce le esperienze e il clima indottrinante della scuola in epoca fascista, difficilmente avverte la portata di questa svolta storica e pedagogica, e la necessità di «rendere consapevole la giovane generazione» del cambiamento che si era introdotto e di quello che occorreva introdurre, per non ricadere in errori passati.
  • Si è voluto in quella sede autorevole affermare che il patto costituzionale, frutto di «alto compromesso», come lo definì Meuccio Ruini, presidente della Commissione dei 75 (nominata dall'Assemblea, in rappresentanza e in proporzione di tutte le forse rappresentate, per redigere il testo della Costituzione) non è solo un documento che si affianchi ad altre testimonianze di eventi storici del ‘900, ma, «benché non perfetto né immutabile, è insieme anima e legge fondativa della nostra Repubblica democratica, il cui ordinamento fa tutt'uno con le ragioni storiche, culturali e morali che lo hanno ispirato»: allora, per il presente e per il futuro.
  • Si può dire che i Costituenti abbiano avvertito il carattere pedagogico della Carta, il cui obiettivo più alto è affermato nell’art. 3. Questo infatti finalizza tutto l’ordinamento repubblicano al «pieno sviluppo della persona umana e all’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica economica e sociale del Paese».
  • E’ in vista di questo pieno sviluppo e di questa effettiva partecipazione che si giustificano da un lato il compito dell’intera Repubblica di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale» (e implicitamente anche culturale) che limitano «di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini» (art. 3) e dall’altro la richiesta a ciascuno dell’«adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» (art.2). Questi doveri sono le condizioni perché la Repubblica possa effettivamente garantire «i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità».
  • E’ sempre in vista di questo pieno sviluppo della persona umana, in una società almeno tendenzialmente comunitaria, che si afferma il dovere di ogni cittadino di «svolgere un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società» (art. 4). Al di fuori di questa prospettiva pedagogica e sociale, il riferimento a questi doveri apparirebbe o retorico e velleitario o moralistico e illiberale.

E’ alla luce di questi primi articoli che va letto anche l’art. 53, tanto centrale quanto nei fatti tradito, che afferma: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche, in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività»[1].

Questo essere “tenuti” indica insieme un dovere, un appello e un obbligo: chiama in causa non solo i rapporti burocratici dei singoli col fisco, ma anche l’interiorità delle persone e le convinzioni etiche che vanno maturate, come condizioni per il realizzarsi delle promesse costituzionali.

  • Se non si risvegliano la mente e il cuore delle persone, con l'educazione e la scuola, i carabinieri, i finanzieri, i giudici e le carceri non bastano a far vivere la Repubblica, come non basta sapere a memoria la Costituzione. Il che non significa che si debbano licenziare i finanzieri e archiviare la Costituzione, mandandola in cantina, invece di tenerla a portata di mano, come dovrebbe fare ogni scuola.L.CORRADINI, La Costituzione nella scuola Ragioni e proposte, Erickson, Trento 2014 (UCIIM, Roma, tel 06 6875584)

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